venerdì 22 maggio 2009

Alla ricerca delle meraviglie del nostro paese

Salute a tutti! Il post che state per leggere è stato scritto da Alberto e Federica Scoglio, Maria Pagano, Giovanni Manna, Davide Izzo e Alessandro Messina, sette ragazzi del PON di Italiano che si svolge nell'Istituto comprensivo di Santa Lucia del Mela.
La nostra cittadina sorge sulle pendici del monte Mankarru, sul quale è possibile visitare il castello arabo-svevo-aragonese sede del santuario della Madonna della Neve. Questo paese prende il nome dalla nostra patrona Santa Lucia, venerata come protettrice della vista. Copatrone è San Biagio, considerato protettore della gola. Non conoscendo tutte le opere d'arte del nostro paese, che sono importanti sotto il profilo storico e culturale, siamo andati a scoprire le meraviglie che ci circondano, prendendo in considerazione il centro storico, che custodisce le tracce del nostro passato.
Il nostro viaggio è iniziato nel Centro storico. Una delle zone che abbiamo maggiormente preso in considerazione, e che ci ha affascinati di più (anche perché non tutti la conoscevamo) è quella dei Cappuccini. Arrivando, si scorge una chiesetta, che all’esterno non ha un aspetto molto curato, ma all'interno custodisce dei bellissimi dipinti e affreschi. Entrando dal portone principale si può vedere un altare scolpito in legno mentre a destra, sempre sullo stesso genere, si può ammirare una cornice scolpita con una tecnica particolare: l'intarsio, che consiste nell'incastrare pezzi di legno scuri con altri più chiari componendo un disegno.
All'interno di questa cornice c' è la statua di un frate cappuccino.
Dirigendosi verso la sacrestia, sempre a destra possiamo osservare il ritratto raffigurante Gesù avvolto da un sudario dopo la sua crocifissione, sorretto da sua madre Addolorata.
Spostandoci a sinistra vi è il quadro che rappresenta l'Adorazione dei Magi a Gesù Bambino appena nato dalla Beata Vergine Maria. Uno di questi Magi ha il mantello sorretto da un bambino che gli sta alle spalle e lo stesso Magio, inginocchiato, ha il volto dell'autore del quadro.
Il primo quadro a sinistra dell'entrata raffigura Sant'Anna (la madre di Maria) con la Madonna mentre leggono il Vangelo. Nel quadro è presente anche Gioacchino, padre di Maria. Questa vicenda si svolge in un ambiente casalingo.
All'altare vi è il dipinto più grande, sul quale è rappresentata l'Immacolata Concezione vestita di azzurro, mentre calpesta un serpente non molto visibile, simbolo di vittoria del bene contro il male. Sul capo della Madonna è raffigurata una aureola con dodici stelle a forma di semicerchio.
Tutti gli affreschi che vi sono nella chiesa furono dipinti dai frati Cappuccini. Essi non erano soliti firmare i loro lavori perché l'umiltà della loro regola imponeva che l'autore rimanesse anonimo, perché alla vanità doveva essere sostituita la povertà e l'abbandono alla fede in Dio.
Esternamente questa struttura può sembrare limitata alla sola chiesa, ma in realtà vi è annesso quello che era un grande convento.
Una delle sale principali è il refettorio, il luogo in cui i frati si riunivano per i pasti. L'accesso alle altre sale avviene percorrendo dei corridoi (per esperienza sembrano un vero labirinto!) lungo i cui muri troviamo dei quadri su tela. Particolari dipinti sono gli "ex voto", quadri donati da nobili che avevano ottenuto la grazia. Infatti, per ringraziare i frati cappuccini delle loro preghiere esaudite, in alto a sinistra della tela, i nobili ordinavano ai pittori di rappresentare, all'interno di un cerchio, il frate cappuccino al quale avevano richiesto la grazia. Uno in particolare attira la nostra attenzione: in questo quadro è rappresentato un uomo con una mano deformata. La stessa mano deformata si trova in un’urna di vetro della cripta, insieme allo scheletro che potrebbe appartenere proprio all’uomo del dipinto.
La cripta è una particolare struttura sotterranea costruita appositamente per conservare i corpi dei nobili defunti. A quei tempi erano numerosi color che morivano per le cattive condizioni di salute, infatti la vita media durava intorno ai 35-40 anni per la mancanza di medicine. Addirittura a volte capitava che i defunti potevano essere anche dei bambini o neonati. Prima che i cadaveri venissero posti nelle urne, questi subivano una fase di trattamento per la conservazione nel tempo. Innanzitutto si estraevano gli organi e i corpi venivano appesi a dei ganci fissati nel muro affinché ne colassero i liquidi, che finivano nei corridoi scavati sul pavimento in terra battuta.
Osservando attentamente i corpi posti nelle urne e nelle vecchie tombe possiamo notare delle particolarità; infatti alcuni di questi portano ancora gli abiti dell'epoca e alcune tombe sono più grandi delle altre; ciò sta a significare che appartengono a persone nobili. Il cadavere più recente deposto nella cripta risale all'800.
Appena si entra nella cripta, sulla parete in fondo a destra, si nota un dipinto raffigurante un frate cappuccino insieme a un angelo; essi, ciascuno con il proprio calice, attingono il sangue dal corpo di Gesù Cristo, immerso in un fonte battesimale, versandolo alle anime impure dell' inferno come mezzo per la salvezza.
Lasciando la zona dei Cappuccini e andando in piazza Duomo, se si guarda in direzione del Castello si possono ammirare: sulla facciata sinistra il Palazzo vescovile, di fronte la sede comunale e sulla facciata destra la Basilica Cattedrale. Sopra il portone principale del Palazzo vescovile si trova lo stemma dell’attuale vescovo Calogero la Piana, con i simboli della sua autorità.
Al suo interno si trova il Museo, diviso in due parti: la sezione etno-antropologica e l'altra che contiene il tesoro del Duomo.
Il Palazzo per lunghi anni è stata sede dei vescovi, ancora oggi nella prima sala ne sono testimonianza i ritratti a olio o le foto di tutti coloro che si sono succeduti.
Salendo per i vicoli del Centro storico abbiamo anche notato che le vie prendono i nomi da persone importanti che hanno vissute in paese.
Proseguendo giungiamo alla chiesa di San Nicola, ormai chiusa da molti anni, che viene solo aperta durante il periodo quaresimale.
All'interno abbiamo potuto osservare la statua di Santa Lucia, il dipinto del martirio di San Eustachio con San Luigi alla sua destra e San Filippo a sinistra. In cima a questo quadro vi è Dio che tiene con una mano uno scettro mentre con l'altra sorregge il globo terrestre; al suo fianco c' è la sua reincarnazione: Gesù. In questo dipinto è raffigurato con un manto rosso, segno della sua passione.
Un altro dipinto è la Sacra Famiglia con Maria che tiene sulle braccia Gesù e lo allatta, infatti Ella viene anche chiamata “Madonna del latte”.
Prima di accedere all'altare possiamo notare una particolare struttura chiamata
arco trionfale, e su di esso si trovano dei dipinti riguardanti la vita di San Nicola. Nella cantoria c'era l'organo a canne e quando si celebrava la funzione Eucaristica vi erano anche i mantici che mettevano l'aria nell'organo.
La chiesa di San Nicola risale al periodo rinascimentale e da come fu costruita si pensava che fosse già stata utilizzata come moschea, le opere e la sua costruzione, che oggi ammiriamo, sono state restaurate molte volte, fra cui nel 1734.
Un'altra chiesa che non conoscevamo, e che si trova accanto alla casa di riposo “Calderonio”, in via Garibaldi, è quella di San Francesco, la cui costruzione risale al 1622. L’interno non lo abbiamo potuto visitare , mentre abbiamo notato che all’esterno di essa c’è una lastra di marmo che commemora un importante avvenimento storico. Sulla lastra sono scritte infatti le seguenti parole: "Il generale Garibaldi seguito dai commilitoni, Medici e Cosenz nel meriggio del 19 luglio del 1860 da questo luogo eminente,osservata la posizione dei dintorni di Milazzo, meditò la temeraria battaglia dell'alba successiva".
La chiesa più importante del nostro paese è la Basilica Cattedrale. Sopra l'ingresso principale, c'è lo stemma della città di Santa Lucia del Mela, scolpito in pietra. Esso rappresenta un’aquila che nell'addome ha l’effige della Santa.
La Cattedrale al suo interno essa è suddivisa in tre navate, una maggiore e due minori.
Dietro l'altare troviamo 136 posti su cui sedevano le persone che facevano parte del coro. Il posto più alto era per il Prelato. Al centro vi è il graduale, dove si poggiava il libro su cui erano scritte note e parole da leggere e cantare.
Il quadro posto all'altare rappresenta la Madonna Assunta sorretta dagli angeli sopra una nuvola. Vi è raffigurato anche San Pietro, il primo apostolo a cui Gesù assegnò le chiavi del paradiso.
Durante l'ultima uscita, siamo andati a scoprire alcuni antichi mestieri che stanno per scomparire perchè non li pratica quasi più nessuno. Una delle persone che siamo andati a trovare è il signor Giovanni Mercadante, che lavora il bronzo e il rame e con questi materiali realizza le campane che i pastori utilizzano per il gregge. Egli ci ha fatto vedere dei modelli di campane finite dopo la loro fase di realizzazione. Ci ha mostrato che inanzitutto si modella il materiale con cui costruire le campane e poi la forma ottenuta si fa fondere nel fuoco ad una temperatura elevata, che dipende dal materiale (rame, bronzo o lamiera) e può arrivare ad 800°. Per raffreddare la campana si prende dal fuoco con una pinza, evitando di bruciarsi, e si bagna in una bacinella con l'acqua. Essendo il materiale ancora non del tutto solidificato, si appoggia su un paletto fissato al terreno e si modella con un martello nella forma desiderata. Le campanelle prodotte in bronzo dal peso minore raggiungono un prezzo di 15-25 euro, mentre quelle più grandi e pesanti sono vendute ad un prezzo maggiore. Questo signore, che ormai ha 80 anni, è l'unico in tutta la provincia a fare questo tipo di lavoro (qualcun altro lo fa nel paese di Tortorici), infatti i suoi clienti provengono da diversi centri della provincia. Questo lavoro il signor Mercadante l'ha cominciato ad eseguire fin da giovane, ereditato da suo padre e da suo nonno, e già all'età di 18 anni era diventato maestro. Le campanelle vengono appositamente costruite per le pecore, alcune sono di grandezze minori, mentre il capo gregge porta una campanella più grande in modo da far avvicinare il resto delle pecore quando tintinna. Ci sono anche campane più granbdi e che hanno un suono più forte, tanto che gli animali possono tenerle non più di 20 giorni, altrimenti si stordiscono.
Poi siamo andati a visitare una bottega, che si trova vicino alla casa di riposo, dove il signor Giovanni Coppolino ha realizzato la sua "fabbrica" di oggetti fabbricati con il legno e il vimini, ma anche altri materiali, non per venderli ma per una sua passione.
Questo dimostra che nel nostro paese è possibile scoprire l'esistenza di antichi mestieri ereditati da padre in figlio da diverse generazioni, che ci rendono consapevoli di tradizioni che erano diffuse nel nostro passato.
Speriamo tutti noi di poter rivivere ancora questo tipo di gradevoli esperienze, per poter fare nuove amicizie, collaborare insieme ai nostri compagni, divertendoci e acquisendo nuove conoscenze sul nostro paese.

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