domenica 31 maggio 2009

Ricercare per scoprire e rivivere: "il mio Paese"

ISTITUTO COMPRENSIVO S. LUCIA DEL MELA
SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO

Pon di Italiano: Competenze in lingua madre
Ricercare per scoprire e rivivere: “Il mio Paese”

Tutor: Prof.ssa Anna Pagano
Docente/Esperto: Dott.ssa Katia Trifirò

Diamo un futuro al nostro passato!
Sensibilizzare i giovani alla cultura in tutti i suoi aspetti è uno dei compiti principali della scuola, che attraverso il P.O.N. (Progetto Operativo Nazionale) di Italiano seguito dai ragazzi quest’anno, ha offerto loro l’opportunità di sperimentare competenze specifiche nel campo dello sviluppo delle capacità creative, comunicative ed espressive attraverso il metodo della ricerca e della narrazione, scoprendo in se stessi la curiosità per un passato da conoscere e salvaguardare. Un’esperienza che ha consentito agli studenti di arricchire l’attività didattica normalmente svolta nelle ore di lezione con percorsi pensati direttamente sul territorio, alla scoperta dell’identità del luogo in cui vivono, avvicinandosi ad un tema importante e “da grandi” come quello della tutela e della valorizzazione dei beni culturali con il proprio bagaglio di idee, sensibilità ed entusiasmo…gli ingredienti giusti per avventurarsi in un viaggio nella storia e nell’arte del nostro paese, lungo le tracce lasciate da chi è passato da questi luoghi prima di noi...

Il PON di italiano!

Vogliamo raccontarvi l’esperienza vissuta in questi ultimi mesi nell’ambito del “P.O.N.” di Italiano, che ci ha condotti alla scoperta del patrimonio culturale, storico e artistico del nostro paese. A partire dai luoghi del Centro storico, abbiamo visitato il Museo etno-antropologico, il Palazzo vescovile, la Basilica Cattedrale e la Chiesa di San Nicola, che viene di solito tenuta chiusa e si apre solo una volta all’anno (precisamente nel periodo delle “Quaranta ore” durante la Quaresima). Ma la zona che ci ha affascinati di più, anche perché non tutti la conoscevamo, e sulla quale abbiamo scelto di concentrarci, è quella dei “Cappuccini”, dove si trovano la Chiesa, il convento e la cripta annessi.
Per noi ragazzi è importante la conoscenza della storia e dell’arte del paese in cui viviamo, per acquisire consapevolezza della nostra identità e diventare osservatori più attenti dei luoghi che ci circondano. Ma anche i più grandi, secondo noi, per vivere meglio il nostro paese, dovrebbero accostarsi alla conoscenza dei beni culturali, allo scopo di creare un legame più forte con la propria terra e imparare a valorizzare e preservare il patrimonio ereditato dalle civiltà che nei secoli si sono succedute.
Attraverso le visite guidate, lo studio dei documenti e le fotografie scattate, abbiamo fatto un viaggio nel nostro passato. Il nostro progetto è quello di realizzare un Digital Story-telling, ovvero un “racconto digitale” fatto di musica, immagini e parole, per lanciare la proposta di una maggiore attenzione al centro storico, che rappresenta il cuore pulsante della storia della comunità. Conservare la memoria storica aiuta a non smarrire la propria identità ed è un dovere nei confronti della nostra storia. Nel centro storico esistono monumenti e chiese in stato di abbandono, che se non diventeranno oggetto di restauri adeguati e di attenzione da parte delle istituzioni e dei cittadini rischiano di danneggiarsi del tutto e di essere dimenticati.
In particolare, pensiamo che sia importante valorizzare tutto il complesso architettonico dei Cappuccini. In che modo? Per esempio, secondo noi si dovrebbe ristrutturare la Chiesa, anche all’esterno, tenerla aperta ai visitatori, restaurare le opere d’arte che si trovano in essa e che sono danneggiate dal tempo e dall’incuria; rendere visitabile anche il convento e ricostruire la vita che i frati Cappuccini svolgevano ai tempi in cui lo abitavano; rendere più accogliente tutta la zona e inserirla nei circuiti turistici. Grazie a questo progetto abbiamo compreso l’importanza di conoscere il patrimonio di Santa Lucia del Mela, che è stata riconosciuta “Città d’Arte”, per rispettarlo e valorizzarlo.

venerdì 29 maggio 2009

"Ricercare per riscoprire e rivivere: il mio Paese". L'avventura del PON sta per concludersi...

Ciao a tutti siamo Santi e Irene, ormai il PON di italiano è finito e un pò ci dispiace ma allo stesso tempo siamo contenti di aver vissuto un'esperienza molto eccitante.Grazie a questo progetto siamo andati in giro per il centro storico di S.Lucia e abbiamo scoperto monumenti ancora sconosciuti ad alcuni di noi. Una delle cose che ci ha colpito di più è stata osservare all'opera persone che ancora si occupano di mestieri che ormai stanno scomparendo. Tra questi c'è Giovanni Mercadante, che realizza le campane in bronzo e in rame per gli animali da vendere ai pastori che ne hanno bisogno per il gregge. Abbiamo assistito anche ala lavorazione del vimini e del legno eseguita da Giovanni Coppolino. E' sorprendente scoprire che questi antichi mestieri vengono praticati e sarebbe importante che venissero lasciati in eredità alle nuove generazioni, così che anche i più giovani possano riscoprire le tradizioni che stanno per scomparire.

venerdì 22 maggio 2009

Alla ricerca delle meraviglie del nostro paese

Salute a tutti! Il post che state per leggere è stato scritto da Alberto e Federica Scoglio, Maria Pagano, Giovanni Manna, Davide Izzo e Alessandro Messina, sette ragazzi del PON di Italiano che si svolge nell'Istituto comprensivo di Santa Lucia del Mela.
La nostra cittadina sorge sulle pendici del monte Mankarru, sul quale è possibile visitare il castello arabo-svevo-aragonese sede del santuario della Madonna della Neve. Questo paese prende il nome dalla nostra patrona Santa Lucia, venerata come protettrice della vista. Copatrone è San Biagio, considerato protettore della gola. Non conoscendo tutte le opere d'arte del nostro paese, che sono importanti sotto il profilo storico e culturale, siamo andati a scoprire le meraviglie che ci circondano, prendendo in considerazione il centro storico, che custodisce le tracce del nostro passato.
Il nostro viaggio è iniziato nel Centro storico. Una delle zone che abbiamo maggiormente preso in considerazione, e che ci ha affascinati di più (anche perché non tutti la conoscevamo) è quella dei Cappuccini. Arrivando, si scorge una chiesetta, che all’esterno non ha un aspetto molto curato, ma all'interno custodisce dei bellissimi dipinti e affreschi. Entrando dal portone principale si può vedere un altare scolpito in legno mentre a destra, sempre sullo stesso genere, si può ammirare una cornice scolpita con una tecnica particolare: l'intarsio, che consiste nell'incastrare pezzi di legno scuri con altri più chiari componendo un disegno.
All'interno di questa cornice c' è la statua di un frate cappuccino.
Dirigendosi verso la sacrestia, sempre a destra possiamo osservare il ritratto raffigurante Gesù avvolto da un sudario dopo la sua crocifissione, sorretto da sua madre Addolorata.
Spostandoci a sinistra vi è il quadro che rappresenta l'Adorazione dei Magi a Gesù Bambino appena nato dalla Beata Vergine Maria. Uno di questi Magi ha il mantello sorretto da un bambino che gli sta alle spalle e lo stesso Magio, inginocchiato, ha il volto dell'autore del quadro.
Il primo quadro a sinistra dell'entrata raffigura Sant'Anna (la madre di Maria) con la Madonna mentre leggono il Vangelo. Nel quadro è presente anche Gioacchino, padre di Maria. Questa vicenda si svolge in un ambiente casalingo.
All'altare vi è il dipinto più grande, sul quale è rappresentata l'Immacolata Concezione vestita di azzurro, mentre calpesta un serpente non molto visibile, simbolo di vittoria del bene contro il male. Sul capo della Madonna è raffigurata una aureola con dodici stelle a forma di semicerchio.
Tutti gli affreschi che vi sono nella chiesa furono dipinti dai frati Cappuccini. Essi non erano soliti firmare i loro lavori perché l'umiltà della loro regola imponeva che l'autore rimanesse anonimo, perché alla vanità doveva essere sostituita la povertà e l'abbandono alla fede in Dio.
Esternamente questa struttura può sembrare limitata alla sola chiesa, ma in realtà vi è annesso quello che era un grande convento.
Una delle sale principali è il refettorio, il luogo in cui i frati si riunivano per i pasti. L'accesso alle altre sale avviene percorrendo dei corridoi (per esperienza sembrano un vero labirinto!) lungo i cui muri troviamo dei quadri su tela. Particolari dipinti sono gli "ex voto", quadri donati da nobili che avevano ottenuto la grazia. Infatti, per ringraziare i frati cappuccini delle loro preghiere esaudite, in alto a sinistra della tela, i nobili ordinavano ai pittori di rappresentare, all'interno di un cerchio, il frate cappuccino al quale avevano richiesto la grazia. Uno in particolare attira la nostra attenzione: in questo quadro è rappresentato un uomo con una mano deformata. La stessa mano deformata si trova in un’urna di vetro della cripta, insieme allo scheletro che potrebbe appartenere proprio all’uomo del dipinto.
La cripta è una particolare struttura sotterranea costruita appositamente per conservare i corpi dei nobili defunti. A quei tempi erano numerosi color che morivano per le cattive condizioni di salute, infatti la vita media durava intorno ai 35-40 anni per la mancanza di medicine. Addirittura a volte capitava che i defunti potevano essere anche dei bambini o neonati. Prima che i cadaveri venissero posti nelle urne, questi subivano una fase di trattamento per la conservazione nel tempo. Innanzitutto si estraevano gli organi e i corpi venivano appesi a dei ganci fissati nel muro affinché ne colassero i liquidi, che finivano nei corridoi scavati sul pavimento in terra battuta.
Osservando attentamente i corpi posti nelle urne e nelle vecchie tombe possiamo notare delle particolarità; infatti alcuni di questi portano ancora gli abiti dell'epoca e alcune tombe sono più grandi delle altre; ciò sta a significare che appartengono a persone nobili. Il cadavere più recente deposto nella cripta risale all'800.
Appena si entra nella cripta, sulla parete in fondo a destra, si nota un dipinto raffigurante un frate cappuccino insieme a un angelo; essi, ciascuno con il proprio calice, attingono il sangue dal corpo di Gesù Cristo, immerso in un fonte battesimale, versandolo alle anime impure dell' inferno come mezzo per la salvezza.
Lasciando la zona dei Cappuccini e andando in piazza Duomo, se si guarda in direzione del Castello si possono ammirare: sulla facciata sinistra il Palazzo vescovile, di fronte la sede comunale e sulla facciata destra la Basilica Cattedrale. Sopra il portone principale del Palazzo vescovile si trova lo stemma dell’attuale vescovo Calogero la Piana, con i simboli della sua autorità.
Al suo interno si trova il Museo, diviso in due parti: la sezione etno-antropologica e l'altra che contiene il tesoro del Duomo.
Il Palazzo per lunghi anni è stata sede dei vescovi, ancora oggi nella prima sala ne sono testimonianza i ritratti a olio o le foto di tutti coloro che si sono succeduti.
Salendo per i vicoli del Centro storico abbiamo anche notato che le vie prendono i nomi da persone importanti che hanno vissute in paese.
Proseguendo giungiamo alla chiesa di San Nicola, ormai chiusa da molti anni, che viene solo aperta durante il periodo quaresimale.
All'interno abbiamo potuto osservare la statua di Santa Lucia, il dipinto del martirio di San Eustachio con San Luigi alla sua destra e San Filippo a sinistra. In cima a questo quadro vi è Dio che tiene con una mano uno scettro mentre con l'altra sorregge il globo terrestre; al suo fianco c' è la sua reincarnazione: Gesù. In questo dipinto è raffigurato con un manto rosso, segno della sua passione.
Un altro dipinto è la Sacra Famiglia con Maria che tiene sulle braccia Gesù e lo allatta, infatti Ella viene anche chiamata “Madonna del latte”.
Prima di accedere all'altare possiamo notare una particolare struttura chiamata
arco trionfale, e su di esso si trovano dei dipinti riguardanti la vita di San Nicola. Nella cantoria c'era l'organo a canne e quando si celebrava la funzione Eucaristica vi erano anche i mantici che mettevano l'aria nell'organo.
La chiesa di San Nicola risale al periodo rinascimentale e da come fu costruita si pensava che fosse già stata utilizzata come moschea, le opere e la sua costruzione, che oggi ammiriamo, sono state restaurate molte volte, fra cui nel 1734.
Un'altra chiesa che non conoscevamo, e che si trova accanto alla casa di riposo “Calderonio”, in via Garibaldi, è quella di San Francesco, la cui costruzione risale al 1622. L’interno non lo abbiamo potuto visitare , mentre abbiamo notato che all’esterno di essa c’è una lastra di marmo che commemora un importante avvenimento storico. Sulla lastra sono scritte infatti le seguenti parole: "Il generale Garibaldi seguito dai commilitoni, Medici e Cosenz nel meriggio del 19 luglio del 1860 da questo luogo eminente,osservata la posizione dei dintorni di Milazzo, meditò la temeraria battaglia dell'alba successiva".
La chiesa più importante del nostro paese è la Basilica Cattedrale. Sopra l'ingresso principale, c'è lo stemma della città di Santa Lucia del Mela, scolpito in pietra. Esso rappresenta un’aquila che nell'addome ha l’effige della Santa.
La Cattedrale al suo interno essa è suddivisa in tre navate, una maggiore e due minori.
Dietro l'altare troviamo 136 posti su cui sedevano le persone che facevano parte del coro. Il posto più alto era per il Prelato. Al centro vi è il graduale, dove si poggiava il libro su cui erano scritte note e parole da leggere e cantare.
Il quadro posto all'altare rappresenta la Madonna Assunta sorretta dagli angeli sopra una nuvola. Vi è raffigurato anche San Pietro, il primo apostolo a cui Gesù assegnò le chiavi del paradiso.
Durante l'ultima uscita, siamo andati a scoprire alcuni antichi mestieri che stanno per scomparire perchè non li pratica quasi più nessuno. Una delle persone che siamo andati a trovare è il signor Giovanni Mercadante, che lavora il bronzo e il rame e con questi materiali realizza le campane che i pastori utilizzano per il gregge. Egli ci ha fatto vedere dei modelli di campane finite dopo la loro fase di realizzazione. Ci ha mostrato che inanzitutto si modella il materiale con cui costruire le campane e poi la forma ottenuta si fa fondere nel fuoco ad una temperatura elevata, che dipende dal materiale (rame, bronzo o lamiera) e può arrivare ad 800°. Per raffreddare la campana si prende dal fuoco con una pinza, evitando di bruciarsi, e si bagna in una bacinella con l'acqua. Essendo il materiale ancora non del tutto solidificato, si appoggia su un paletto fissato al terreno e si modella con un martello nella forma desiderata. Le campanelle prodotte in bronzo dal peso minore raggiungono un prezzo di 15-25 euro, mentre quelle più grandi e pesanti sono vendute ad un prezzo maggiore. Questo signore, che ormai ha 80 anni, è l'unico in tutta la provincia a fare questo tipo di lavoro (qualcun altro lo fa nel paese di Tortorici), infatti i suoi clienti provengono da diversi centri della provincia. Questo lavoro il signor Mercadante l'ha cominciato ad eseguire fin da giovane, ereditato da suo padre e da suo nonno, e già all'età di 18 anni era diventato maestro. Le campanelle vengono appositamente costruite per le pecore, alcune sono di grandezze minori, mentre il capo gregge porta una campanella più grande in modo da far avvicinare il resto delle pecore quando tintinna. Ci sono anche campane più granbdi e che hanno un suono più forte, tanto che gli animali possono tenerle non più di 20 giorni, altrimenti si stordiscono.
Poi siamo andati a visitare una bottega, che si trova vicino alla casa di riposo, dove il signor Giovanni Coppolino ha realizzato la sua "fabbrica" di oggetti fabbricati con il legno e il vimini, ma anche altri materiali, non per venderli ma per una sua passione.
Questo dimostra che nel nostro paese è possibile scoprire l'esistenza di antichi mestieri ereditati da padre in figlio da diverse generazioni, che ci rendono consapevoli di tradizioni che erano diffuse nel nostro passato.
Speriamo tutti noi di poter rivivere ancora questo tipo di gradevoli esperienze, per poter fare nuove amicizie, collaborare insieme ai nostri compagni, divertendoci e acquisendo nuove conoscenze sul nostro paese.

venerdì 24 aprile 2009

L'arte nel mio paese, un patrimonio da valorizzare

Ciao a tutti l'articolo che state per leggere è stato scritto da Ornella e Antonino. Frequentiamo tutti e due la prima media all'Istituto comprensivo di Santa Lucia del Mela e facciamo parte del PON di Italiano.
Tra le attività svolte, ci sono state delle uscite alla scoperta del nostro territorio. Il 21 Aprile siamo andati insieme alla tutor Anna Pagano e all'esperta Katia Trifirò a visitare alcuni monumenti storici del nostro paese, Santa Lucia del Mela, come la Basilica Cattedrale, la Chiesa dei Cappuccini, la Cripta e il Convento annessi.
Nel Convento vivevano i frati appertenenti a quest'ordine, sotto troviamo la Cripta alla quale si accedeva attraverso una botola che è stata successivamente murata. La chiesa è semplice perchè i frati non amavano le decorazioni. Sull'altare maggiore ci sono raffigurati Santa Lucia, protettrice della vista e San Biagio, protettore della gola, venerati come copatroni dei cittadini. C'è raffigurata anche l'Immacolata, che ha dodici stelle attorno al capo e sotto il piede un serpente, simbolo dela vittoria del bene sul male, mentre ogni stella rappresenta un astro. Sul soffitto c'è un affresco che rappresenta i frati. I colori delle tele sono molto belli, realizzati con la tecnica cangiantismo e curati nei minimi particolari. Oggi sono inseriti in volumi di Storia dell'Arte che sono stati recentemente pubblicati. Tra le tecniche utilizzate c'è l'intarsio, che si realizza con pezzi di legno di diversi colori. L'organo che si trova in questa Chiesa è a canne, dalla cantoria si poteva ascoltare anche la Messa.
Sotto la chiesa c'era la Cripta dove ancora oggi si possono osservare le ossa di ricchi defunti dell'epoca. Nelle pareti si possono ancora vedere degli antichi ganci che servivano ad appendere i corpi che, una volta asciugati, venivano deposti in bare di vetro, alcuni scheletri avevano la corona di spine sulla testa, molto probabilmente era segno di flagellazione e si presume che quei corpi appartenessero a dei frati. All'inizio nella Cripta non c'era il pavimento infatti è stato messo successivamente da due restauratori. Si racconta che prima che venivano riordinati i corpi la cripta era sempre apeta e le persone (magari i ragazzi) giocavano con gli scheletri. Uno studioso di questi corpi è stato Dario Pionbino, ricercatore di un'università americana.
Abbiamo scoperto, inolte,che intorno al 1700 l'età media delle persone non superava i 35 - 40 anni e molto spesso i bambini morivano subito dopo la nascita; i ragazzi si sposavano presto, all'età di 15 - 16 anni.
Il convento era abitato dai frati cappuccini che amavano la povertà, adesso non si può più visatare perchè ha bisogno di restauri ma noi siamo riusciti a vedere il corridoio dove abbiamo potuto ammirare quadri che rappresentavano gli ex-voto e una grande sale adibita a refettorio.
Il nostro viaggio continuoa verso la Basilica Cattedrale che viene chiamata così perchè c'è la cattedra del vescovo.
Nel XVII Secolo la Basilica è stata ingrandita, dietro l'altare maggiore ancora oggi si può notare il posto del prelato sopra il coro.
Attraverso i graduali le persone leggevano anche da lontano.
Siamo felici di aver partecipato a questo PON perchè abbiamo scoperto nuove cose, beni artistici e culturali che appartengono al nostro paese, Santa Lucia del Mela che non conoscevano e che non avremmo potuto apprezzare altrimenti.
Ciao, alla prossima....
Onella, Antonino.

mercoledì 4 giugno 2008

IL TEOREMA DI PITAGORA

Cari lettori, siamo due ragazzi, Emanuele e Antonino. Oggi vi vorremo parlare della nostra materia preferita: la matematica. A noi due la matematica piace molto. La nostra professoressa si chiama Cinzia Catanzaro. Lei è molto brava e molto chiara nello spiegare i vari argomenti matematici e scientifici; oltre alla bravura è anche molto simpatica. In particolare oggi vi vorremmo parlare di un argomento specifico: il teorema di Pitagora. Noi, essendo ragazzi frequentanti la prima media, ancora non abbiamo trattato il teorema di Pitagora perchè è un argomento che si studia in seconda, ma l'abbiamo scoperto e capito grazie al professor Biagio Carbone, esperto esterno del progetto "Matematicando" per le classi terze, che ci ha dato un programma di matematica per computer chiamato "GEOGEBRA", insieme ad un foglio dove abbiamo realizzato una costruzione che ci ha permesso di giustificare il teorema di Pitagora.
Ma che cos'è il teorema di Pitagora? Il teorema di Pitagora dice che in ogni triangolo rettangolo, l'area del quadrato costruito sull'ipotenusa è uguale alla somma delle aree dei quadrati costruiti sui due cateti. Noi due, comunque, speriamo di frequentare il prossimo anno un corso Pon progettato su argomenti di matematica perchè è una materia molto bella che ci appassiona.
Questo articolo è stato pubblicato per la nostra prof. CINZIA.
Da Emanuele e Antonino.

martedì 3 giugno 2008

Un, dos, tres Messico! Da Santa Lucia del Mela in missione nei villaggi poveri

Giusy vive a Santa Lucia del Mela e fa l'avvocato. L’anno scorso, insieme ad altri tre ragazzi luciesi, è partita per il Messico per aiutare i bambini bisognosi. La missione è stata organizzata dal gruppo parrocchiale con cui collabora, che si chiama "Le Sentinelle dello Spirito Santo" e raccoglie 21 giovani come lei. L’abbiamo intervistata per conoscere la sua esperienza.


DOMANDA: Qual è il motivo che ti ha spinta a partire per il Messico?

RISPOSTA: All'inizio la motivazione principale è stata quella di aiutare le persone più bisognose, poi in realtà sono state loro ad aiutare me facendomi diventare una persona migliore.

A cosa ti è servito questo viaggio?

Mi è servito a capire che sono molto fortunata e ad apprezzare tutto quello che ho, come l’affetto della famiglia e degli amici, il cibo in tavola, i vestiti, tutte cose che fanno parte della nostra vita e a cui non facciamo caso, ma che molte persone meno fortunate di noi non hanno.

Con quale mezzo di trasporto sei partita? Hai dovuto affrontare delle difficoltà durante il viaggio?

Sono partita in aereo. Le difficoltà sono state che abbiamo dovuto viaggiare di notte e che abbiamo dovuto affrontare un viaggio di 15 ore, cambiando vari aerei, da Catania a Roma, da Roma a Madrid, da Madrid a Città del Messico. Dall'aeroporto di Città del Messico siamo arrivati al villaggio con degli autobus molto confortevoli e belli, perchè lì sono il principale mezzo di trasporto.

In quali città o paesi sei stata?


Sono stata in un villaggio, accanto ad una città di nome "Matehuala" che si trova in una zona desertica del Nord Est del Messico.


Oltre a Matehuala, sei stata in altre città?

Si, io e il mio gruppo siamo stati in una città chiamata Guadalajara, abbiamo visitato Città del Messico e infine una località religiosa chiamata Jesùs Maria.

Come si svolgeva la tua giornata?

la mattina mi svegliavo alle 7.00, ci riunivamo per fare le lodi e pregare e alle 9.00 dritti a lavoro: abbiamo ristrutturato un parco per i bambini e una Chiesa. Alle 14.00 era l’ora del pranzo, poi riposavamo un po’ e alle 17.00 iniziavamo l’animazione per i bambini. Alle 18.00 suonava una campana per ricordare ai bambini che era l’ora dei giochi, che andavano avanti fino alle 21.00. Poi cenavamo e ci riunivamo tra di noi per confrontare le esperienze e le sensazioni della giornata.

Che cosa si mangiava? E dove mangiavate?

L’alimentazione era prevalentemente a base di mais, riso e fagioli. A pranzo mangiavamo dalle famiglie che ci invitavano, il pranzo si teneva dentro le loro capanne. Erano molto felici di averci con loro perché hanno molto rispetto per l’ospite. A cena invece mangiavamo tra di noi, in comunità.

Qual è il piatto tipico messicano?


Il loro piatto tipico si chiama "QUESADILLAS", è una specie di piadina che si farcisce con il formaggio o con altri ingredienti e sostituisce il pane..

Quali sono le feste tradizionali?


Una festa radizionale è quella della "Quencinera", una festa tipica che viene fatta per le ragazze che fanno 15 anni e rappresenta il passaggio dall’infanzia alla maturità. Anche le famiglie più povere fanno sacrifici per fare questa festa, che è importante come le nostre feste di 18 anni.

Come ti sei trovata e chi ti ha accolta?

Mi sono trovata bene perchè mi hanno ospitata e sono stati molto affettuosi con me. Una volta per esempio mi sono ammalata, avevo la febbre e venivano tutti a chiedermi come stavo e a darmi delle medicine. Mi hanno accolta tutte le famiglie del villaggio.

Dove abitavi?

Abitavo in una casetta insieme ad una famiglia.

Come erano costruite e come erano fatte le case?

Le case erano costruite in cemento. Erano formate da una camera da letto, una cucina, un piccolo bagno (in alcune case si trovava fuori) e un piccolo ingresso.

Con quali giochi giocavano i bambini?

Sono molto poveri e non hanno giocattoli al villaggio, solo quelli che gli regalano. Infatti facevano soprattutto giochi di gruppo con la palla.

Quali strumenti musicali suonavano?

Gli strumenti che suonavano sono le chitarre e i tamburi.


Quale moneta si usa?

La moneta che si usa in Messico si chiama "PESO".

C'erano negozi nel villaggio?

I negozi si chiamano " TIENDAS" e nel villaggio in cui eravamo noi ce n’erano pochi, in città invece si.

Com’era il tempo? Visto che era una zona desertica, c’erano le trombe d'aria?

Faceva molto caldo, la temperatura arrivava fino a 45°. Quasi sempre, la sera verso le otto, c’erano le trobe d’aria.

Quali sentimenti hai provato nel corso di questa missione?

I sentimenti che ho provato sono stati di gioia, ma allo stesso tempo di timore perchè non sapevamo come ci avrebbero accolti e che difficoltà avremmo incontrato.

A che cosa è servita questa esperienza?

E' stata una bella esperienza, ho visto nuove cose, nuove tradizioni e tante altre cose belle. Questa esperienza mi ha dato grande soddisfazione e mi ha insegnato tante cose.